Commento critico sull’opera di Elpidio Tramontano
Sabato tre aprile si terrà, presso la XX.9.12 GALLERY STUDIO di via XX
settembre a Verona, la nuova personale dello scultore Elpidio
Tramontano. E’ questa un’occasione unica per scoprire -per chi ancora
non la conoscesse- la sintesi poetica dell’eccellente artista.
Confermata e premiata la perfetta coerenza della sua ricerca formale ed
elegiaca in occasione delle numerose esposizioni di portata
internazionale a cui egli ha partecipato -basterà ricordare la Biennale
Nazionale d’Arte ad Arzano del 1977, l’Expo Arte di New York dell’83, la
Mostra Sociale della S.B.A.V. a Verona del 1989- Elpidio si ripropone al
pubblico presentando quelle sue grandi opere, recenti e non, frutto di
una spasmodica e intima ricerca scevra di qualsivoglia forma di
corruzione del pensiero artistico a cui portano le influenze delle mode
e del mercato. Operante in perfetta autonomia e con un’adesione
pienamente coerente ai principi propulsori della sua ricerca, egli mette
in mostra un repertorio di configurazioni continuamente in bilico tra
l’astratto ed il concreto; la compenetrazione tra spazio vivibile e
materia bronzea dà origine ad un continuo divenire di forme che, tra
forze centrifughe e centripete, contorsioni ed implosioni, sembrano
continuamente alla ricerca di uno sfogo per rivelare l’essenza della
propria anima. Anche se le effettive differenze estetiche che separano
con decisione gli esiti plastici delle singole opere possono dare adito
a diverse interpretazioni sui messaggi in esse contenuti, rimane fissa
un’unica intenzione, che poi è alla base della poetica dello scultore:
la celebrazione della vita, una vita che viene esaltata, meditata e
osservata da plurime sfaccettature. A cominciare da lavori come Alla
Conquista del Sole, l’artista ci racconta di un universo cosmico e
cellulare allo stesso tempo, ci racconta di quel sole che dà vita
all’uomo ma che qui rappresenta la genetica esplosione vitale che
l’unione di due gameti genera regalandoci un nuovo meraviglioso universo
da scoprire che altro non è che l’essere umano. Questo principio si
rivela poi, palesemente in opere come Maternità, in cui la cellula
ovoidale viene esibita alla stregua di un trofeo confermando ancora una
volta la vittoria della vita, ma ciò non sembra sufficientemente
esplicito per l’autore; infatti, come in uno sfogo di rabbia, egli mette
a nudo la sua lirica nelle sinuose e avvinte forme di Adamo ed Eva o in
quelle di una Venere Fiorita. Ma la ricerca di Elpidio Tramontano non si
ferma qui. La verità, ovvero la concreta dimostrazione di una vittoria
dell’uomo su se stesso e non sui propri simili, deve uscire allo
scoperto, e lo fa grazie ad un percorso di rivalutazione di tutta la
storia dell’occidente europeo proponendoci innumerevoli interpretazioni
della Nike di Samotracia: un monumento celebrativo -uno tra i più famosi
che ci rimangono- sorto dalla mano di uno scultore ellenico per
celebrare una vittoria bellica, quindi la vita e il futuro di un popolo
a danno di quelle di un altro. La sua è una vera e propria sfida contro
il paradosso: mantenere l’essenza della forma facendo decisamente
ruotare in senso opposto il suo significato. Alla base di questa nuova
sfida sarà l’incontro tra gli uomini, non lo scontro; la nuova vittoria
alata sarà ciò che l’artista definisce come la nascita di un
atteggiamento neorinascimentale in cui l’uomo ritroverà piena coscienza
di sé nel nuovo viaggio cosmico alla scoperta dell’anima dei propri
simili.